Storia di un matrimonio
- allegramanontroppo
- 10 gen 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Questo film mi ha devastato. Sotto ogni punto di vista. Voglio parlarvene per diversi motivi e credo davvero sia una di quelle pellicole, firmate Netflix, da vedere assolutamente.

Partiamo dal presupposto che Scarlett Johansson e Adam Driver sono stati ASSURDI. E con questo aggettivo intendo dire che sono stati davvero straordinari. Ormai è chiaro il mio amore per Driver però questa volta mi ha davvero ucciso, emotivamente parlando. La storia comunque narra le vicende di un uomo e una donna, un regista di teatro e un’attrice di Hollywood. Già dalle scene iniziali si comincia a sentire un senso di immedesimazione con i personaggi e ci si affeziona fin da subito, questo perchè il film inizia con due lunghe liste, due voci fuori campo di Charlie e Nicole: lui che descrive cosa ama di lei, e lei che descrive cosa ama di lui. Charlie e Nicole sono sposati, hanno un bambino e la loro vita sembra essere caratterizzata dalla classica routine, se non fosse che dopo poco si vedono i due da un terapista. Lì, capisci già quale piega prenderà il film. E che film signori…
Ogni scena è misurata e calibrata, così come ogni movimento dei protagonisti. Vengono messi a fuoco dettagli del corpo meravigliosi, come le vene sul collo di Charlie nei momenti di frustrazione o gli occhi perennemente arrossati di Nicole. Ci sono state delle scene che mi hanno fatto piangere, ridere e venire la pelle d’oca. Normalmente ci sono pochi film che mi prendono così emotivamente, e normalmente sono saghe; questo perchè ci metto un po’ ad affezionarmi ai personaggi e alla loro storia. Questa volta, tuttavia, mi ha catturata da subito, ho sentito un vero e proprio legame con i protagonisti, da spezzare l’anima.
Vi voglio parlare di tre scene in particolare, la prima è quella con gli avvocati. Molto spesso, quando una coppia con figli entra inevitabilmente nella spirale del divorzio, non si riesce a comprendere realmente la problematica che esso comporta. Questo soprattutto se sono fatti estranei alla nostra quotidianità, perchè socialmente parlando, pensiamo che sia solamente una separazione fisica di due persone che prima si erano amate e ora non lo sono più. Nella realtà dei fatti, invece, è molto più complesso. Le dinamiche legali, la scelta dell’avvocato, la casa della famiglia, i figli, la scuola dei figli, gli assegni di mantenimento….potrei continuare all’infinito. E questo film è un crescendo di emozioni, confusione, frustrazione e accettazione. C’è una parte del film (in realtà sono più momenti che mi piace racchiudere in uno più grande) che mi ha fatto davvero male al cuore in modo particolare, Charlie e Nicole interpellano i proprio avvocati, Laura Dern che interpreta Nora, l’avvocato di Nicole, è davvero terribile e senza pietà; mentre Alan Alda, che interpreta il primo avvocato di Charlie, è molto più umano, lo tratta davvero come una persona. Charlie allora capisce di non avere speranza contro l’avvocato “squalo” di sua moglie e decide di affidarsi ad un avvocato differente, dalla fama indiscussa, perdendo gran parte dei suoi soldi nell’anticipo per la causa. Il confronto tra le parti in tribunale mi ha davvero lasciato senza parole, Charlie e Nicole si osservano in continuazione, confusi, quasi in balia delle parole astiose che i due avvocati continuano a scagliarsi contro senza rendersi conto che stanno parlando di persone, sedute accanto a loro e con problemi reali. L’apice poi si raggiunge quando i due avvocati cominciano a mettere in gioco dettagli della vita privata dei due, inventando o ingigantendo fatti per portare a proprio vantaggio la vicenda.
L’apice del film però si raggiunge con una scena davvero straziante. Dopo il tribunale, i due coniugi, decidono di risolvere la questione tra loro, di parlare realmente e confrontarsi senza l’ausilio di avvocati, in quanto la cosa era davvero degenerata in tribunale. La scena si svolge nella casa presa in affitto da Charlie a Los Angeles, nel soggiorno per l’esattezza. L’opprimenza di quella stanza toglie davvero il fiato e rende davvero pesante l’atmosfera e il confronto tra i due. La discussione inizia in maniera lenta e pacata per poi degenerare totalmente, in una lite furiosa. Nicole, in un impeto di rabbia, dice che a lui non importa di lei e Charlie, preso dalla rabbia, scaglia un pugno contro il muro, e successivamente le augura la morte con tutto il disprezzo e l’odio che prova in quel momento. Mi sono davvero commossa, ho pianto di una disperazione che non credevo di poter provare. Continuavo a guardare lo schermo e dire “Ma come potete parlarvi cosi? Vi amavate…amate vostro figlio in modo completo e comprensivo…Come potete farvi questo?”. Charlie, capita la gravità delle sue parole, si scusa e piangendo, cade a terra dalla vergogna e Nicole lo consola. La coppia decide comunque di raggiungere un equo accordo per l’affido di Henry.

L’ultima scena, quella che ha messo a dura prova i miei dotti lacrimali, è quando Henry, in camera sua nella casa di L.A., legge un foglio trovato per caso tra le cose di sua mamma. Charlie è arrivato a prenderlo per portarlo con sè e gli chiede cosa stesse provando a leggere. Il bimbo glielo mostra e lui rimane di stucco; trova la lista di Nicole intitolata “ Le cose che amo di Charlie” e inizia a leggerla ad alta voce. Charlie piange emozionato, si dispera mentre legge tutto ciò che la sua ex moglie aveva scritto tempo prima, e nello stesso instante, l’inquadratura si sposta e si vede Nicole dietro la porta della camera di Henry che ascolta. Il mio povero cuore e la mia anima chiedevano pietà alla fine del film.
E qui le domande sorgono spontanee, e se i due si fossero detti tutto ciò che dovevano dirsi fin da subito? Se fossero stati più sinceri? Con i “Se” e con i “Ma” non si arriva da nessuna parte si sa, ma fa riflettere, e a fondo. Un film struggente, tragico e imperdibile che ci lascia interdetti proprio per il fatto che non riusciamo a dare la colpa a nessuno dei due, solo il loro dolore è tangibile e rimane la consapevolezza che l’affetto e il rispetto, possono esistere anche dopo la fine di un matrimonio.
Rika
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