Quella volta che provai a fare gli Scout
- allegramanontroppo
- 13 dic 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Questo sarà un piccolo racconto di una grande disavventura vissuta parecchi anni fa.

Non ricordo esattamente quanti anni avevo, molto probabilmente 12 o 13. Un’amica di sempre mi disse di accompagnarla a fare gli #Scout. Lei era già nel gruppo da parecchi anni e io sinceramente non sapevo cosa aspettarmi…però mi sono detta “Va beh! Proviamo a uscire di casa e vediamo cosa succede…”. Quello era un periodo in cui stavo rinchiusa in casa perennemente e giocavo ore e ore ai #videogiochi. Giocavo talmente tanto, che sarei potuta diventare una campionessa nel mondo del Gaming.
Alla fine dei conti comunque, un po’ sotto ordine di mio padre di uscire dalla caverna e un po’ grazie alla mia amica, mi auto-convinsi ad andare a provare con lei e così, un pomeriggio di mezza estate, mi ritrovai tra persone sconosciute in un grande cortile. Decisamentre TROPPE persone sconosciute. Appena entrata, mi sentivo già fuori posto. Un totale senso di smarrimento mi permeava, tanto quanto un bambi abbagliato dai fari di una macchina. Mi sentivo in gabbia, osservata e giudicata da una miriade di occhietti di coetanei curiosi. Il mio incubo personale.

Le prime attività svolte erano molto interessanti, ricordo che ci avevano fatto vedere come accendere un fuoco, come riconoscere un sentiero e cose così…una sorta di piccolo corso di sopravvivenza stile Bear Grills, ma senza ingurgitare esseri viventi a caso e dalla dubbia consistenza. In quel momento pensavo seriamente che poteva essere divertente come esperienza... certo, rimaneva il problema di dover colloquiare con altri esseri umani, ma era un prezzo che ero disposta a pagare; dopotutto c’era anche gente interessante. La parte bella degli Scout e che ammiro con tutta me stessa, è che “obbligano” i ragazzi a vivere delle vere esperienze a contatto con la natura…non facile di questi tempi, dove i bambini di città credono che il latte venga prodotto direttamente nei supermercati.
Gli Scout ti insegnano ad usare una bussola, a seguire le tracce degli animali nel bosco, a montare una tenda…insomma credo vivamente che sia uno scopo molto nobile e impegnativo. Apprezzo anche il fatto che si insegni ai ragazzi l’ordine, la disciplina, la fratellanza e il rispetto…valori che oggi, vengono spesso tralasciati.
Ora capisco il vero valore di fare gli Scout….ma capite, al tempo ero molto chiusa e introversa e vedevo tutto questo spirito di squadra inutile e fastidioso. Secondo voi però, come è andata a finire la mia giornata di prova? Ovviamente non bene. Il momento di astio totale era arrivato con il momento della preghiera. Ora…qui ci sarebbe da fare un enorme discorso e non riuscirei a farlo senza offendere nessuno quindi mi limiterò a raccontare puramente i fatti.
Mi sono ritrovata seduta in mezzo ad una marea di gente di ogni età che cominciava ad intonare canti liturgici di cui non conoscevo l'esistenza. All'epoca provavo una vera e propria repulsione verso la religione che la metà bastava ( adesso, semplicemente non me ne può fregare di meno), quindi potete immaginare il mio disagio alla domanda "Scusa, ma perchè non canti?". Al che, senza dire niente a nessuno, mi sono alzata con tutta calma e defilata come Homer dietro la siepe. Ho preso baracca e burattini e sono uscita. Alla domanda di mio padre sul perché non fossi rimasta gli ho solo risposto "Pregano, papà. Potevo sopportare le persone e le urla, ma questi pregano...Non sopportavo le lezioni di catechismo e secondo sarei rimasta in un posto così?! Portami a casa, ho un sessione di gioco online stasera, grazie"
Rika
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